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giovedì 27 dicembre 2012

2012 Christmas Decor

Ogni anno mi piace inventare addobbi nuovi o trovare modi diversi per riutilizzare quelli degli anni precedenti.
Quest’anno sono riuscita, grazie a un’intuizione di Giorgio, a realizzare una cosa che mi frullava in testa da anni: il mio ingresso winter-wonderland.

Prego, entrate!

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Vi accoglie una grotta dal cui soffitto pendono cristalli di ghiaccio e fiocchi di neve, che si moltiplicano nello specchio di fronte.

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Volevo riutilizzare le decorazioni di questo post e questo.

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Ma non sapevo come appenderle al soffitto senza scotch o chiodi.

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E Giorgio ha pensato alle bacchette delle tende da campeggio, già utilizzate per questo progetto.

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L’effetto è proprio quello che volevo: la luce dei faretti piove sulle decorazioni trasparenti e lucide fatte con le bottiglie, che la riflettono, e valorizza il calore della lana delle decorazioni fatte con il tricotin.

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Da oggi le bacchette delle tende sono il nuovo oggetto MacGyver irrinunciabile della nostra famiglia, insieme al lenzuolo per picnic improvvisati da tenere sempre in macchina, il divano letto per dormire sul terrazzo nelle notti più afose e il foulard factotum d’estate.

lunedì 24 dicembre 2012

Pensieri Sparsi

Questo Natale mi porta un tumulto di sentimenti e preghiere che non riesco a sintetizzare in poche righe. Per cui scrivo i miei pensieri sparsi, mescolati con gli auguri, le preoccupazioni, le gioie e le scoperte.

* Il 7 gennaio ricomincerò a lavorare. Da un lato non vedo l’ora, dall'altro so che per certi versi rimpiangerò questo mio amato-odiato limbo a casa.
Perché ho voglia di riprendere i contatti con i miei colleghi, più amici che compagni di lavoro, ho voglia di vestirmi bene per piacere anche agli altri, ho voglia di passare qualche ora lontano da Michele per dimostrare a me stessa che sono ancora capace di fare altro oltre che la mamma. Ho anche bisogno di un’assenza giustificata per lasciarlo a qualcuno mentre riprendo in mano me stessa, perché è vero, è sacrosanto trovare spazi per te e blablabla ma il senso del dovere è più forte e va a finire che ti senti in colpa a lasciarlo sempre a tua mamma che poveretta fa ancora i salti mortali, e a lei chi l’ha aiutata quando era nella tua situazione e invece perché io sono così pappamolla. Ed è per questo che dei 10 massaggi regalatimi da Giorgio 10 giorni prima del parto (e qui apriamo la parentesi: facciamo fare un corso di regali ai mariti perché l’idea era bella, ma magari qualche mese prima era meglio…) ne ho fatto solo uno e quando sono uscita mi sentivo un sasso al posto dello stomaco.
Ma in tutto questo tempo mi sono anche accorta di alcune cose a cui non voglio più rinunciare. Ho imparato che ci sono momenti della giornata in cui fuori dall'ufficio c’è un mondo che vive; che è bello fare la spesa in paese la mattina, e incontrare pensionati e casalinghe e neomamme in giro con i passeggini. E’ bello trascorrere del tempo al parco seduti su una coperta e prendere il sole facendo merenda. E’ bello invitare qualcuno a prendere il tè a casa mia, o essere invitata a un tè con le amiche un martedì pomeriggio qualunque.

* Da quando sono mamma voglio più bene anche ai figli degli altri.

* Secondo me l’espressione “mettere al mondo” un figlio è giusta e bellissima; perché  riconosco che Michele non è “mio”, ma che mia è la responsabilità di educarlo e farlo crescere affinché impari a vivere nel mondo oggi e soprattutto nel futuro. Questa convinzione mi stimola ad essere una persona più consapevole ed attenta alle piccole e alle grandi cose.

* Un pensiero per le mamme mancate: vi porto sempre nel cuore, non scorderò mai i sentimenti che ci hanno accomunato nei momenti bui e senza speranza. Quello che posso dirvi è che è vero, diventare genitori cambia una persona, ma sicuramente non è la sola esperienza che ha questo potere. Forse la cosa che si impara maggiormente è il concetto di spendersi gratuitamente, e che “è dando che si riceve”; perciò vi invito a guardarvi intorno per trovare qualcuno che ha bisogno dell’amore che dareste a vostro figlio. Ci sono bambini soli o malati da coccolare, genitori di bambini malati da consolare  e sostenere, insomma, aprite gli occhi e il cuore!

* A volte invidio mio marito che senza tanti problemi ha mantenuto i suoi impegni serali, tra prove di canto e concerti gospel, e mi arrabbio da morire quando mi lascia da sola la sera e non capisce che aspetto con ansia che lui torni a casa per scaricargli Michele in braccio e staccare un attimo e invece mi tocca preparare pappa e cena mentre lui mi descrive minuziosamente le modifiche che ha fatto al progetto in corso. Lo invidio quando si lava e si mette i vestiti di casa mentre io ho ancora indosso le scarpe (o a volte il pigiama) perché ho dovuto prima cambiare e mettere a posto Michele. Lo invidio perché può fare la cacca con la porta chiusa. Tutte le banalità su uomo/donna o mamma/papà purtroppo hanno un fondo di verità: a me è cambiata la vita molto di più che non a lui, e non sempre mi sento ripagata da un sorriso di Michele. Per tre mesi, di lunedì farà il mammo, e confesso di aver pensato di preparare la borsa per il cambio sbagliata per fargli provare il brivido dell’imprevisto e renderlo più consapevole su cosa voglia dire organizzare mille cose contemporaneamente. Ma a Natale si è tutti più buoni…

* Il tempo è davvero relativo, ed è sempre troppo poco. Sono stata a casa 10 mesi. In una vita, cosa vuoi che siano? Ci sono cose che non si sono spostate di un millimetro: gli spifferi delle finestre dell’ufficio sono ancora tali e quali (così mi dicono), e la mia cabina armadio è sempre incasinata uguale. Ma che cosa è successo dentro di me? Una rivoluzione radicale, un tornado che ha lasciato in piedi solo gli alberi più resistenti e ha fatto spazio per fiori bellissimi e che, inevitabilmente, ha cancellato alcune cose; o forse le ha solo coperte con dei detriti, chi lo sa.
Inorridisco quando vedo le foto del pancione, sono stata capace di una tale trasformazione? A che cosa pensavo prima, come era avere la mente sgombra dalla domanda che mi pongo costantemente e prima di ogni altro pensiero e che un po’ pesa: come sta Michele adesso, ha bisogno di qualcosa, è al sicuro?
Sorrido quando camminando per la città ricordo di aver cambiato Michele su quel tavolo da picnic, e averlo allattato su quella panchina in piazza, di esserci riparati sotto quel portico per il temporale; e quando vedo come sono piccoli i bimbi di due mesi mi chiedo se sono stata pazza ad averlo portato in giro così, senza pensieri e con un po’ di incoscienza, con in spalla lo zaino del cambio, il latte nel mio seno e un lenzuolo per picnic improvvisati nella macchina.


Il Natale scorso avevo il Regalo nella pancia. Quest’anno il Regalo sono le relazioni che ho potuto coltivare anche grazie a Michele e allo stare a casa in maternità, e sono come delle scatole cinesi: ne apri una e dentro ce n’è un’altra, e poi un’altra ancora, all'infinito  e ognuna porta in sé motivazioni per preghiere e ringraziamenti nuovi, domande da fare e risposte da trovare, la gioia di condividere il proprio cammino e di conoscere persone nuove. Aprire le scatole mi fa sentire viva!
Auguro a tutti voi che leggete il blog di aprire tante scatole questo Natale, e di trovarne altrettante nel prossimo anno!

sabato 15 dicembre 2012

Interview

Del gruppo IdeeInAzione avevo già parlato in questo post.

Ebbene, da cosa nasce cosa, ed ecco che è stato creato un sito dove i creativi che fanno parte del gruppo spiegano la loro filosofia di handmade tramite piccole interviste.

Questa è la mia…

mercoledì 5 dicembre 2012

I am Rich (not for money…)

Dopo gli ultimi due weekend posso affermare con certezza che aprire un blog è stata una delle cose migliori che abbia fatto nella mia vita.

Ma andiamo per ordine…

Il 25 novembre ho convinto Giorgio (Michele mi appoggiava in pieno, lui ama il craft, anche se ha solo 7 mesi…) ad andare a Verona per il Festival dell’Handmade.
Non so se era il bicchiere di vino sorseggiato a pranzo, o forse più l’atmosfera creativa, la location splendida, fatto sta che ho abbandonato la timidezza e invece di fare la solita scena muta mi sono presentata agli espositori come la.daridari, con il timore di non essere riconosciuta, o di essere presa per pazza o peggio ancora come una presuntuosa che pensa che tutti la conoscano. Beh, la sorpresa è stata non solo l’essere riconosciuta ma soprattutto essere accolta con affetto. Ho abbracciato persone che conosco via etere da mesi, alcune da anni.

Mi sono resa conto che la virtualità della rete è in effetti molto più vera di quanto non si pensi, perchè muove persone reali. Che se uno ci mette se stesso in quello che fa, viene riconosciuto anche attraverso uno schermo. Che fare il personaggio non paga, perchè alla lunga è l’essere autentici e sinceri che ti rende credibile.

Non parlerò della qualità della selezione degli espositori, davvero molto alta e varia, di cui potete leggere in molti blog e riviste online, ma dell’effetto che personalmente mi ha fatto questa visita. Mi sono sentita parte di un gruppo immenso eppure coeso di persone, appassionate, creative, attive… ho fatto il pieno di sogni ed energia.
Purtroppo, presa com’ero dalle chiacchiere, non ho fatto nessuna foto, ma qualche assaggio lo trovate qui.

Lo scorso weekend, l’1-2 dicembre, come avevo scritto, ho partecipato a un mercatino in provincia di Bergamo.
Ho detto sì perchè mi è sembrata una proposta fin da subito molto rilassata: diverse partecipanti sono molto impegnate, chi con i figli, chi con il lavoro, chi con i propri problemi personali… e io, con un bimbo piccolo, sarei stata felice di partecipare anche con solo qualche decorazione natalizia. Il gruppo organizzatore era composto perlopiù da scrappers, e lo scrapbooking io proprio non lo conosco; mi piacciono le carte, la precisione e la meticolosità con cui vengono realizzate le creazioni, e ammiro gli scrappers per questo, ma per ragioni di coerenza, di tempo, di risorse e di feeling, non mi ci sono mai cimentata. Conoscevo solo una di loro, ma l’opportunità di conoscere delle creative che abitano vicino a me era troppo ghiotta, e mi sono buttata… e per fortuna!

La sorpresa, in questo caso, è l’entusiasmo che minuto dopo minuto ha contagiato tutte, e il grosso bagaglio carico di amicizia che ci siamo portate tutte a casa.
Questione di feeling, gusto, correttezza, organizzazione, attenzione per il dettaglio (c’era un banco per confezionare i regali con sacchetti di carta fatti a mano!!!): nella sala comune del B&B che ci ha ospitato abbiamo avuto un andirivieni continuo di gente, abbiamo intrecciato le nostre conoscenze, scoprendo che il mondo a volte è proprio piccolo. Abbiamo condiviso torte, caffè, pizza, chiacchiere, trucchi del mestiere, tecniche, idee nuove da mettere in pratica, figli e mariti.

Al di là del successone di vendite, davvero inaspettato per me, è l’atmosfera che si è creata che mi ha colpito, e che ancora mi scorre nelle vene, insieme al simpatico virus del vomito e del cagotto che mi ha steso questa mattina.
Qui un collage con alcune immagini, ne manca una, la più importante… ci siamo dimenticate di farne una tutte insieme!

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Mi porto a casa l’orgoglio di essere donna: ho conosciuto donne toste, ma toste per davvero, con storie diverse alle spalle; niente di straordinario, per la verità, vite normali che diventano speciali giorno dopo giorno perchè vissute con amore e consapevolezza, con forza di volontà e tenacia. Grazie, ragazze, dal più profondo del cuore!
Io voglio essere una donna così, nel mio modo personale e unico. E mi piace cercarmi e raccontarmi anche sulle pagine luminose di questo blog, un puntino nel mare immenso si Internet, ma per me, ormai, di vitale e irrinunciabile importanza.
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