Anno nuovo: tempo di bilanci e nuovi propositi.
Il
2018 è stato l’anno della
svolta. Ho mollato il mio lavoro sicuro per cercare una dimensione lavorativa che rispondesse maggiormente sia alle esigenze di famiglia ma soprattutto alle mie aspirazioni personali. Come è cambiata la mia vita da quella scelta?
Sinceramente, non tornerei indietro per tutto l’oro del mondo! Ci sono aspetti da migliorare, anche di molto volendo, ma a livello emotivo e personale mi sento rinata.
Uno dei passi positivi più importanti sta nel poter
gestire il tempo tra lavoro e famiglia in modo
elastico e senza sensi di colpa verso datori di lavoro e nonni baby sitter. Se ci sono bimbi malati, riunioni a scuola, brutti imprevisti o belle sorprese posso quasi sempre modificare l’orario, il luogo o il tipo di lavoro da svolgere per rimanere al passo con quanto organizzato e allo stesso tempo vivere pienamente quella parte della vita che è il “non lavoro” ma è altrettanto importante, se non di più. Se la situazione si fa complessa, posso chiedere aiuto a mio marito o ai miei genitori, ma sono casi sporadici ed è più facile ottenere consensi rispetto a quando l’aiuto è una routine e occupa molto più tempo.
L’altro aspetto che è cambiato molto sono le mie
relazioni interpersonali. Sono una persona che parla molto, ma inizialmente sono sempre
timida e non mi lancio facilmente. Adesso però ho la possibilità di concedere agli incontri quotidiani
una parola in più, qualche istante di
calma che non ha tardato a dare i suoi frutti: nuove amicizie, chiacchierate interessanti con persone insospettabili, offerte di collaborazioni e nuovi clienti, la bellezza di
salutare sempre qualcuno quando si esce di casa. Ora sono meno timida e sento di avere un posto nel mondo al di là del lavoro che faccio, che era una delle cose che più mi spaventava di perdere licenziandomi.
Certo ci sono aspetti ampiamente
migliorabili, come ad esempio quello
economico di guadagno e di apporto al bilancio familiare. Sento forte il desiderio di
mettermi in regola per dare un’immagine più professionale e non sembrare una pazza in crisi di mezza età che si è messa a fare lavoretti a caso. Ammetto che a volte lavorare in solitaria è pesante e soffro un po’ di
solitudine, specialmente per quanto riguarda il confronto in fase progettuale.
Infine, la cosa che più mi dispiace, è quella di percepire la fatica di mio marito che appoggiando la mia scelta ha anche accettato di mettersi sulle spalle un grosso peso di responsabilità nei nostri confronti; anche lui sta cercando di far funzionare lo studio di progettazione di cui è socio, e la cosa non è sempre facile; spero di poterlo alleggerire e sostenere come lui sta facendo con me, nel suo modo burbero ma leale.
Con questa nuova consapevolezza voglio affrontare il 2019 con energia e obiettività. Ho scelto la mia parola dell’anno, e te la racconterò nel prossimo post.
Condivido anche qui il mio #bestnine2018, dove si possono vedere alcuni dei frutti più belli nati in questo 2018 di rilancio: gli zainetti, i tessuti dipinti, la collaborazione con CasaFacile, il mio laboratorio che vorrei presentarti prossimamente.
E questo periodo di passaggio dal 2018 al 2019… com'è per te?