_________________________________________________________________________________________________________

Visualizzazione post con etichetta Essenzialità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Essenzialità. Mostra tutti i post

martedì 28 gennaio 2020

Ricordi dell’Open Lab di Dicembre

Il mese scorso ho deciso di aprire le porte del laboratorio per incontrare direttamente persone interessate al mio lavoro e salutarle di persona.

Per me è stata un’emozione grandissima, e anche se all’ultimo momento ci sono state alcune defezioni, e la cerchia degli invitati era piuttosto ristretta, l’esperienza è stata sicuramente positiva e credo che sarà una formula che riproporrò in futuro.

Per chi non ha potuto venire, volevo condividere qui alcune delle immagini del laboratorio “vestito a festa”, così da poter dare anche a chi abita lontano di vedere il luogo che tanto amo e che mi ispira.

Entrando, la vista era questa: le grandi vetrate, le tende colorate, e tanti prodotti da guardare e toccare…

Avevo anche allestito una zona con tutti gli strumenti di lavoro: la macchina da cucire, la tagliacuci, il ferro da stiro…

… e tutti gli oggetti che usa per la stampa sul tessuto

Avevo organizzato i prodotti per colore, in modo che si potesse avere un’idea globale dei colori utilizzati per ciascuna collezione.

C’era anche un angolo dedicato ai colori e ai motivi più natalizi.

E avevo preparato un piccolo cadeaux per ciascun partecipante: una tag in feltro stampata con dei timbri intagliati a mano con motivi di cristalli di ghiaccio.

Poi c’era l’angolo con bevande calde e biscotti a volontà…

Insomma non è stata solo l’occasione per vendere i prodotti, ma soprattutto un modo per incontrare e conoscere meglio i miei clienti. Spero che questi open lab possano diventare un appuntamento gradito per tutti coloro che seguono l’artigianato e apprezzano uno stile colorato e geometrico come quello che mi piace proporre.

martedì 17 settembre 2019

La Newsletter!

Carissimi tutti che passate di qui con fedele costanza o arrivate su queste pagine per caso, da tempo pensavo a uno strumento che potesse tenerci in più stretto contatto, e finalmente ho aperto le iscrizioni alla newsletter!

Il modulo lo trovate qui a destra se siete su PC, mentre se leggete dallo smartphone dovete scrollare fino in fondo alla pagina e cliccare “visualizza versione web”, così potete vedere il form di iscrizione.
Lo so, è un po’ scomodo ma ci tenevo così tanto ad aprire questo canale che preferisco fare le cose non perfette piuttosto che non farle. A sistemarle a puntino ci penserò man mano.

La newsletter per ora non ha ancora una cadenza precisa, la vorrei utilizzare per aggiornarvi in anteprima sui prodotti a cui sto lavorando, e magari chiedervi qualche consiglio o preferenza; e poi per avvisarvi su eventi come workshop o market a cui sarò presente.

Sarà utile per chi vorrà seguirmi senza per forza controllare l’uscita dei post, e per chi non è iscritto ai social, e so che siete in tanti.
Perché gli incontri dal vivo, sempre fruttuosi, mi hanno fatto notare questa cosa, che molte delle persone che seguono il mio lavoro, e con cui condivido valori e una certa visione della vita, vivono la tecnologia e i social come un mezzo e non come un fine, e anche in questo ci assomigliamo molto.

Non usiamo i social per far vedere qualcosa e basta, ma per comunicare, organizzare, migliorare i nostri rapporti umani, virtuali e non. E con la newsletter è proprio questo che voglio fare: creare un spazio protetto in cui coltivare un rapporto sincero con chi apprezza il mio lavoro e condivide i suoi pensieri con i miei.

Vi aspetto con gioia!




mercoledì 13 febbraio 2019

I’m a Material Girl

Una delle mie massime fonti di ispirazioni sono i materiali.

Spesso l’idea per un nuovo prodotto viene proprio dalle proprietà di un materiale, come per i sottopentola, o dalla sua resa estetica.

In qualche modo anche questo legame con i materiali rientra nel mio concetto di essenzialità: perchè spesso il giusto materiale, da solo, risolve la metà del problema. E un materiale applicato alla giusta progettazione è la risposta perfetta per molte delle nostre esigenze “tecniche”.

Faccio un esempio che forse mi renderà ridicola, ma sicuramente rende l’idea.

Io, fino allo scorso inverno, ho sempre odiato la neve.
Non per il traffico, i casini a scuola o al lavoro. Semplicemente, perchè è fredda e bagnata.
Fin da piccola non sono mai stata attrezzata per affrontare i pomeriggi di gioco nella neve: calzamaglia di lana sotto i jeans, scarponcini recuperati da qualche parente, spesso di cuoio e del numero sbagliato, la solita giacca a vento che mettevo ogni giorno, ma talvolta anche il cappotto di panno, e berretto e guanti in pura lana vergine lavorata dalla nonna. Risultato: nel giro di mezz’ora avevo la neve fin nelle mutande, jeans congelati addosso con conseguenti gambe di legno, stalattiti sul berretto e geloni alle mani irritate dalla lana.

Poi l’anno scorso è scattato qualcosa: volevamo portare i bambini sulla neve, ma assolutamente che ci stessero bene. E volevo stare bene anch'io, non con la neve nelle mutande. Quindi mi sono comprata la giusta attrezzatura: niente di super costoso, diciamo il minimo indispensabile: pantaloni imbottiti, maglietta intima termica, guanti impermeabili. Ed è stata una svolta: zero freddo, zero acqua, 100% divertimento.

I materiali giusti, utilizzati in prodotti correttamente progettati, contano eccome!

La stessa cosa mi è accaduta per il K-way: fino a qualche anno fa usavo quello di mio padre (che pesa circa 100kg, io direi la metà) perchè così “ci sta sotto anche un maglione grosso se fa freddo”. Poi per ben 19 euro me ne sono comprata uno della mia taglia, che non fa passare l’aria da sotto e non svolazza schizzandomi la faccia e le gambe.

Adesso quando lo indosso mi sento invincibile: nessun acquazzone improvviso può rovinarmi una pedalata, e in campeggio è bellissimo andare a lavare i piatti da sola, in silenzio sotto la pioggia, con il mio scudo impermeabile a proteggere il mio corpo e i miei pensieri.

Quando penso ad un prodotto, quando sono alla ricerca di tessuti, mi lascio sempre guidare, oltre che dal colore, dalla sensazione e dalla funzionalità del materiale; perchè l’armonia tra estetica e funzionalità è essenziale per un buon prodotto, e io voglio che i miei, di prodotti, siano tali.

venerdì 16 novembre 2018

Shopping e ispirazione: Dal Fruttivendolo

Che io non sia una perfetta donna di casa è una verità insindacabile, e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ma c’è una cosa della routine di famiglia che non mi stanca mai, ed è fare la spesa, in particolare andare dal fruttivendolo.

Quando per tirarti su il morale ti consigliano: fatti un regalo, vai a fare shopping, io non penso mai a vestiti, trucchi, estetista o parrucchiere.

Io penso al pavimento di graniglia e alle luci gialline di un negozio piuttosto vecchio e dove dentro fa sempre freschino, o ai banchetti del mercato dove si parla in dialetto e si contratta un po’ (e in un mondo ideale non ci sono anziane che saltano la fila di straforo o palpottano la frutta continuamente).

Il fruttivendolo è il negozio essenziale per eccellenza, perchè non c’è bisogno di luci o scenografie per rendere bello il prodotto che ci si vende: la natura ha già fatto tutto.

E se ci pensiamo, è anche uno dei pochi posti in cui i difetti o le deformità vengono presi come note positive anziché rifuggirli e coprirli. “Le vere mele biologiche sono quelle brutte” sento dire spesso; alla faccia della perfezione a tutti i costi, e non parlo solo di frutta...  Oppure: “queste banane un po’ mature gliele lascio alla metà”; un piccolo gesto anti spreco che trovo molto semplice ed etico.

Quando mi trovo circondata da tutti quei colori, quelle forme, quelle texture, quelle consistenze, mi sento felice e piena di curiosità e stimoli. E la cosa pazzesca è che tutta quella roba fa pure bene, ed è buona!!!

Da qualche anno mi sono posta una regola della spesa dal fruttivendolo, che è quella di provare ogni volta una cosa che non ho mai assaggiato prima. Lo trovo divertente e stimolante: cercare la ricetta, o chiederla direttamente al negoziante o intavolare discussioni con gli altri clienti, scoprire delle specialità regionali, dei posti da visitare in futuro… insomma anche una melanzana può aprire nuovi orizzonti.

Io credo che in tutte le case ci siano delle costanti, o comunque dei capisaldi della cucina italiana e del territorio in cui si vive. Soprattutto il territorio e le abitudini di chi cucinava per noi da piccoli ci hanno sicuramente influenzato per molto tempo. Avevo una collega di Roma che non si capacitava che io non avessi mai mangiato le fave o le puntarelle fino a 30 anni (e a ragione, dico io).

C’è poi l’aspetto della stagionalità che io adoro: per ogni periodo dell’anno ci sono prodotti che segnano lo scorrere del tempo, che risvegliano ricordi e sensazioni. Ogni inverno, quando vedo le prime cassette di carciofi, che sono una delle mie verdure preferite, ho un moto interiore di gioia: so che stanno per tornare, li stavo aspettando! (lo so, mi basta davvero poco…); non li compro mai subito, un po’ perchè le primizie costano un occhio e non sempre sono buone, un po’ perchè mi piace prolungare l’attesa fino al momento giusto perché il godimento sia pieno. E così per le fragole, le ciliegie, le albicocche, le fave, i broccoli, le melanzane.

A volte sento l’esigenza di fermare tutti questi stimoli, e mi sono ritrovata spesso a fotografare il raccolto dell’orto e del fruttivendolo. Credo che siano una incredibile fonte di ispirazione, e li condividerò periodicamente qui sul blog. Ieri ho comprato questi cimoni colorati e le rape bianche, che ho scoperto l’anno scorso e di cui apprezzo la croccantezza. Credo sia una palette colori delicata e perfetta per questa stagione.

broccoli

mercoledì 17 ottobre 2018

Essenzialità: I libri per bambini

Qualche tempo fa ho pubblicato un post in cui spiegavo uno dei valori che caratterizzano il mio modo di essere, e di riflesso anche i miei prodotti, che è l’Essenzialità.

Tra i vari ambiti in cui mi sono accorta di ricercare ed esercitare l’essenzialità c’è quello dei libri per bambini, in particolare per i libri che propongono attività.
Ancor molto tempo prima che nascessero i miei figli, nei bookshop dei musei e nelle librerie mi perdevo tra pagine meravigliosamente illustrate, storie fantastiche nella loro semplicità, disegni da colorare e piccoli giochi.

Mi sono chiesta perché mi piacciono così tanto i libri attività per bambini, e credo che ci siano diversi motivi che in qualche modo si ricollegano proprio all’essenzialità del come raccontano una storia, ma soprattutto a chi.

1) Si concentrano su un concetto alla volta: un dettaglio, un argomento, un compito. Una cosa sola in mezzo a mille altre, bisogna togliere tutto quello che non serve, semplificarlo per renderlo comprensibile ai bambini che hanno una soglia di attenzione piuttosto breve e che, nonostante l’incredibile apertura all'apprendimento, di fatto non sono ancora a conoscenza di tante nozioni.


Un libro, di Hervé Tullet, ed. Franco Cosimo Panini

2) Sottolineano dettagli inaspettati che diamo magari per scontati. Per i bambini non sono banali, sono NUOVI, STIMOLANTI. Ci si regala uno sguardo bambino, si rivaluta ciò che spesso non vediamo più perché già conosciuto.

ladaridari_essenzialità_libriperbambini_dettagli non scontati
Primavera, Estate, Autunno, Inverno, di Francesco Pittau e Bernadette Gervais, ed. Topipittori

3) Sembrano semplici e semplificativi, ma non lo sono: a volte una frase come “disegna un ponte” apre mille possibilità. Qual è la tua?

ladaridari_essenzialità_libriperbambini_falsa semplicità
Scribbles, di Taro Gomi, ed. Chronicle Books

4) Poiché chi progetta i libri attività generalmente è un adulto, è obbligato a mettersi nei panni di un bambino, cercando di immedesimarsi nelle sue capacità, in ciò che può o non può fare e capire. Questa cosa mi affascina tantissimo, perchè credo che per inventare certi libri e creare certe illustrazioni non basti lo studio della pedagogia, ma ci voglia una fantasia infinita e una grande empatia verso il destinatario. Per questo, quando anni fa abbiamo conosciuto per caso una delle illustratrici della collana di Geronimo Stilton l’ho guardata con un sorriso ebete e ammirato per tutta la serata.

Ogni volta che andiamo in biblioteca i bimbi ed io usciamo con la borsa piena. La ricerca la facciamo in modo indipendente, e adoro vedere le loro facce illuminarsi quando aprono un libro che ho scelto per loro e che mi piace particolarmente; vedo sui loro visi la stessa meraviglia che ho provato io! Mi piace soffermarmi a vedere la tecnica usata per le illustrazioni: acquerello, collage, disegno a matita colorato digitalmente con palette meravigliose…

Ai compleanni degli amichetti ho scelto di regalare libri anziché giocattoli: credo sarà un regalo che li possa accompagnare nel tempo e che regali loro un momento felice insieme alla persona che glielo leggerà. L’anno scorso ho frequentato un corso di lettura ad alta voce; non era specificamente tagliato sui bambini, ma credo sia stato utile comunque perché a me piacerebbe continuare a leggere storie ai miei figli anche quando saranno più grandi.

Per questo vorrei inaugurare qui sul blog una rubrica in cui mostrare alcuni libri che mi hanno particolarmente colpito, come suggerimento da leggere e fare con i propri bambini, come regalo, e perché no, per ispirazione e spunti di riflessione personali.
Ho pensato di chiamarla “Cambiare Sguardo” e so già quale libro consigliarti per il periodo natalizio!

lunedì 16 luglio 2018

Essenzialità: il Campeggio

Da pochi giorni siamo tornati da una lunga vacanza sul Lago di Garda, una meta che conosciamo e che amiamo moltissimo. Io ci ho trascorso tutte le mie vacanze di famiglia, e ho dei bellissimi ricordi; generalmente ci andiamo per il weekend, ma quest'anno avevo voglia di una vacanza varia ed attiva, abbastanza vicino a casa da permettere a Giorgio di raggiungerci durante il weekend e a me di andare a Milano per la giornata di formazione organizzata da Casa Facile.
E naturalmente siamo andati in campeggio, con il nostro camper, e colgo l'occasione per riprendere il discorso sull'Essenzialità e spiegarvi perchè mi piace così tanto andare in campeggio.
ladaridari_campeggio_2
1) Il campeggio è come una piccola città: ci sono le "case", le strade, gli spazi comuni, le aree verdi, quelle ricreative, i servizi... Mi piace osservare se questa piccola città è stata ben progettata: ad esempio raggruppando i servizi in un'area sola, più o meno centrale. Oppure se la viabilità consente ai bambini di giocare per strada in sicurezza o se al contrario le auto e i camper passano un po' ovunque. Adoro i piccoli accorgimenti che rendono maggiormente fruibili i servizi igienici, come i ganci per appendere i vestiti e le borse, o una piccola mensola; o anche la disposizione delle docce e degli spogliatoi, la presenza o meno di specchi... Apprezzo sempre le piante e la vegetazione, le fontanelle. E poi, diciamolo, una città in cui tutti vivono in vacanza è sicuramente più rilassata e piacevole da abitare piuttosto che quelle frenetiche a cui siamo abituati! Diciamo che per me è un esercizio nell'immaginare la "città ideale" che ognuno di noi vorrebbe.
2) Lo spazio è ristretto, dentro e fuori. Questo potrebbe sembrare un punto a sfavore, ma ha due vantaggi...
FUORI: sei a contatto con le altre persone, senza barriere artificiali tra una proprietà e l’altra; al massimo c’è una siepe. Ci si educa alla tolleranza, ma anche al rispetto della privacy altrui. E’ singolare che sia un posto dove in estate siamo quasi tutti in costume o comunque poco vestiti; eppure c’è una sorta di regolazione della pubblica decenza. E’ facile fare amicizia, magari mentre si fa colazione... un po' come al bar, ma in pigiama.
ladaridari_campeggio_1
DENTRO: si ottimizzano gli spazi e i tempi, si tiene in ordine. Si cerca di dare uno spazio a ciascuno e a ciascuna cosa, a renderne la fruizione funzionale per tutti, perché il soggiorno sia piacevole e rilassante e non un incubo e fonte di stress.
3) Si scopre che si possono fare le cose che normalmente si fanno al chiuso anche all'aperto: ad esempio lavare i piatti, che per me rimane uno dei momenti social per eccellenza, o fare la doccia, lavarsi i denti, asciugarsi i capelli. Ci si sente più a contatto con la natura e i piedi sono spesso impolverati. Anzi, spesso e volentieri si è proprio a piedi nudi.
ladaridari_campeggio_cucina
4) Si scopre che la “casa” non sono tanto le 4 mura che la racchiudono, quanto uno “spazio” in cui si svolge una quotidianità, più o meno condivisa. Basta un tessuto per creare riparo, limite, privacy, comfort. Si sviluppa la flessibilità del pensiero, la creatività dell’usare un oggetto, rendendolo multifunzionale.

5) Generalmente (generalmente...) si sviluppa il proprio senso civico. Si ha più cura degli spazi comuni, perché tutti li usano e sono indispensabili per ciascuno. Si tiene pulito il lavatoio o il pavimento della doccia, si rispetta la raccolta differenziata. Non si sprecano le risorse come l'acqua o il gas.
Quando torno a casa dopo una vacanza in campeggio mi sento più snella, non nel senso fisico, ma mentale: è come se facessi un decluttering del superfluo che ho in testa e intorno a me, e questo mi aiuta sempre a focalizzare quello che davvero mi è indispensabile e quello che invece mi appesantisce.
ladaridari_campeggio_sdraio al tramonto













Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...