Questo Natale mi porta un tumulto di sentimenti e preghiere che non riesco a sintetizzare in poche righe. Per cui scrivo i miei pensieri sparsi, mescolati con gli auguri, le preoccupazioni, le gioie e le scoperte.
* Il 7 gennaio ricomincerò a lavorare. Da un lato non vedo l’ora, dall'altro so che per certi versi rimpiangerò questo mio amato-odiato limbo a casa.
Perché ho voglia di riprendere i contatti con i miei colleghi, più amici che compagni di lavoro, ho voglia di vestirmi bene per piacere anche agli altri, ho voglia di passare qualche ora lontano da Michele per dimostrare a me stessa che sono ancora capace di fare altro oltre che la mamma. Ho anche bisogno di un’assenza giustificata per lasciarlo a qualcuno mentre riprendo in mano me stessa, perché è vero, è sacrosanto trovare spazi per te e blablabla ma il senso del dovere è più forte e va a finire che ti senti in colpa a lasciarlo sempre a tua mamma che poveretta fa ancora i salti mortali, e a lei chi l’ha aiutata quando era nella tua situazione e invece perché io sono così pappamolla. Ed è per questo che dei 10 massaggi regalatimi da Giorgio 10 giorni prima del parto (e qui apriamo la parentesi: facciamo fare un corso di regali ai mariti perché l’idea era bella, ma magari qualche mese prima era meglio…) ne ho fatto solo uno e quando sono uscita mi sentivo un sasso al posto dello stomaco.
Ma in tutto questo tempo mi sono anche accorta di alcune cose a cui non voglio più rinunciare. Ho imparato che ci sono momenti della giornata in cui fuori dall'ufficio c’è un mondo che vive; che è bello fare la spesa in paese la mattina, e incontrare pensionati e casalinghe e neomamme in giro con i passeggini. E’ bello trascorrere del tempo al parco seduti su una coperta e prendere il sole facendo merenda. E’ bello invitare qualcuno a prendere il tè a casa mia, o essere invitata a un tè con le amiche un martedì pomeriggio qualunque.
* Da quando sono mamma voglio più bene anche ai figli degli altri.
* Secondo me l’espressione “mettere al mondo” un figlio è giusta e bellissima; perché riconosco che Michele non è “mio”, ma che mia è la responsabilità di educarlo e farlo crescere affinché impari a vivere nel mondo oggi e soprattutto nel futuro. Questa convinzione mi stimola ad essere una persona più consapevole ed attenta alle piccole e alle grandi cose.
* Un pensiero per le mamme mancate: vi porto sempre nel cuore, non scorderò mai i sentimenti che ci hanno accomunato nei momenti bui e senza speranza. Quello che posso dirvi è che è vero, diventare genitori cambia una persona, ma sicuramente non è la sola esperienza che ha questo potere. Forse la cosa che si impara maggiormente è il concetto di spendersi gratuitamente, e che “è dando che si riceve”; perciò vi invito a guardarvi intorno per trovare qualcuno che ha bisogno dell’amore che dareste a vostro figlio. Ci sono bambini soli o malati da coccolare, genitori di bambini malati da consolare e sostenere, insomma, aprite gli occhi e il cuore!
* A volte invidio mio marito che senza tanti problemi ha mantenuto i suoi impegni serali, tra prove di canto e concerti gospel, e mi arrabbio da morire quando mi lascia da sola la sera e non capisce che aspetto con ansia che lui torni a casa per scaricargli Michele in braccio e staccare un attimo e invece mi tocca preparare pappa e cena mentre lui mi descrive minuziosamente le modifiche che ha fatto al progetto in corso. Lo invidio quando si lava e si mette i vestiti di casa mentre io ho ancora indosso le scarpe (o a volte il pigiama) perché ho dovuto prima cambiare e mettere a posto Michele. Lo invidio perché può fare la cacca con la porta chiusa. Tutte le banalità su uomo/donna o mamma/papà purtroppo hanno un fondo di verità: a me è cambiata la vita molto di più che non a lui, e non sempre mi sento ripagata da un sorriso di Michele. Per tre mesi, di lunedì farà il mammo, e confesso di aver pensato di preparare la borsa per il cambio sbagliata per fargli provare il brivido dell’imprevisto e renderlo più consapevole su cosa voglia dire organizzare mille cose contemporaneamente. Ma a Natale si è tutti più buoni…
* Il tempo è davvero relativo, ed è sempre troppo poco. Sono stata a casa 10 mesi. In una vita, cosa vuoi che siano? Ci sono cose che non si sono spostate di un millimetro: gli spifferi delle finestre dell’ufficio sono ancora tali e quali (così mi dicono), e la mia cabina armadio è sempre incasinata uguale. Ma che cosa è successo dentro di me? Una rivoluzione radicale, un tornado che ha lasciato in piedi solo gli alberi più resistenti e ha fatto spazio per fiori bellissimi e che, inevitabilmente, ha cancellato alcune cose; o forse le ha solo coperte con dei detriti, chi lo sa.
Inorridisco quando vedo le foto del pancione, sono stata capace di una tale trasformazione? A che cosa pensavo prima, come era avere la mente sgombra dalla domanda che mi pongo costantemente e prima di ogni altro pensiero e che un po’ pesa: come sta Michele adesso, ha bisogno di qualcosa, è al sicuro?
Sorrido quando camminando per la città ricordo di aver cambiato Michele su quel tavolo da picnic, e averlo allattato su quella panchina in piazza, di esserci riparati sotto quel portico per il temporale; e quando vedo come sono piccoli i bimbi di due mesi mi chiedo se sono stata pazza ad averlo portato in giro così, senza pensieri e con un po’ di incoscienza, con in spalla lo zaino del cambio, il latte nel mio seno e un lenzuolo per picnic improvvisati nella macchina.
Il Natale scorso avevo il Regalo nella pancia. Quest’anno il Regalo sono le relazioni che ho potuto coltivare anche grazie a Michele e allo stare a casa in maternità, e sono come delle scatole cinesi: ne apri una e dentro ce n’è un’altra, e poi un’altra ancora, all'infinito e ognuna porta in sé motivazioni per preghiere e ringraziamenti nuovi, domande da fare e risposte da trovare, la gioia di condividere il proprio cammino e di conoscere persone nuove. Aprire le scatole mi fa sentire viva!
Auguro a tutti voi che leggete il blog di aprire tante scatole questo Natale, e di trovarne altrettante nel prossimo anno!
4 commenti:
che bel post Daria e grazie per aver dedicato un preciso punto dei tuoi pensieri sparsi e natalizi alle mamme mancate, che a natale a dirla tutta si sentono un po' abbacchiate perchè natale è la festa dei bambini.
Ti auguro ogni bene, di poter realizzare ciò che ancora ti manca, di trovare tempo per te e riempirlo bene, senza sprechi, ma con calma, di essere sempre molto creativa, di stare bene con Giorgio, di sorridere, di avere mille idee e realizzarle tutte.
Senza parole!!!!!!!
Felice di averti incontrata! Ci vediamo presto prestissimo!!!!
Pat
il ritorno al lavoro è il primo di numerosi cambiamenti che tu e il tuo bimbo affronterete nel crescere insieme...e ognuno porterà paure, ansie, ma anche un senso di sfida e la possibilità di scoprire ogni volta un nuovo modo di essere mamma e di essere te stessa e di conciliare tutto...e ti permetterà di scoprire ogni volta quanto è fantastico il tuo bimbo che se la caverà in ogni situazione!!!!!
I
Io ho sempre pensato di essere una mamma anomala, perchè a me, l'arrivo di Lara, non ha proprio cambiato la vita. Nonostante lei ora abbia quasi 10 anni, io ancora (forse) non ho realizzato di essere mamma, nè, forse, cosa significhi per lo meno come lo intende la maggior parte. Fortunatamente viviamo comunque tutte allegramente, anche se il senso materno rimane a me sconosciuto...passsiensa :-)
Ti auguro gioiose feste ed un 2013 carico di tute le cose belle che vuoi. Besùn!
Posta un commento