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martedì 6 gennaio 2015

L’Epifania tutte le feste porta via

Quest’anno questo modo di dire ha un significato molto importante per me: domani rientro al lavoro dopo il mio secondo congedo di maternità.

Un anno e un mese dedicati interamente a Paolo e Michele, alla famiglia e alla casa. Un anno e un mese volati via, con le notti e il giorno sempre mescolati, generalmente le prime troppo corte e i secondi interminabili e rocamboleschi. Un anno e un mese in cui ho riempito una scatola di sogni e progetti per me, che probabilmente rimarranno lì ancora per un po’, ma che mi piace ogni tanto tirare fuori uno ad uno, ammirarli, coccolarli, e poi rimetterli via, come facevo con le scatole dei nastri e dei bottoni di mia mamma quando ero piccola.

Leggo il post del rientro dopo aver fatto nascere Michele, e sorrido. Allora il periodo in maternità mi era sembrato lungo, stavolta mi chiedo come faccia ad essere già finito. Non so come farò a trovare spazio mentale anche per il lavoro; a dirla tutta, non credo nemmeno di volerlo trovare per davvero. Allora ero preoccupata di non trovare il tempo per fare tutto quello che avrei voluto… ora so già che non lo troverò, ma so anche che se mi organizzo poco alla volta e non pretenderò troppo riuscirò a trovare qualche soddisfazione. Quella dell’organizzazione è un’arma a doppio taglio: se da un lato può aiutare ad ottimizzare il tempo a disposizione, dall’altro può creare frustrazione se non si riesce a rispettare la tabella di marcia.

Il mio impegno sta nel trovare l’equilibrio giusto per me. E non si può sperimentare a tavolino, bisogna cominciare a camminare sul filo.

Quando cadrò, so che ci saranno Michele e Paolo a dirmi che sono stata comunque brava e che mi vorranno comunque bene. E forse nella rete ci sarà anche Giorgio, caduto da chissà quale acrobazia, perchè anche i papà, seppur in maniera indiretta rispetto alle mamme, sono comunque messi alla prova.

Stavolta non credo che metterò in fila i panni miei e dei bimbi; probabilmente il body pulito di Paolo appena indossato verrà sporcato da una montagna di cacca mattutina, e io mi vestirò un po’ in bagno, con Paolo tra i piedi e un po’ in salotto, per guardare Michele che balla sul divano e mi chiama; poi arriverò in ufficio con un adesivo tra i capelli o con il segno del moccio sulla spalla sinistra. Ma tant’è le mie giornate inizieranno in allegria, con le coccole e i giochi che adesso fanno parte di noi.

Che cosa mi porto nel profondo del cuore, caro Paolo? I brevi pisolini che ci siamo concessi nei tuoi primi pomeriggi, sul divano, addormentato sul mio cuore, io mezza svenuta di stanchezza, con la sveglia puntata per andare a riprendere Michele al nido. Nel dormiveglia, avvolti nella stessa coperta, pensavo che ti voglio proprio bene.

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